La tana del Bianconiglio
Fotografia come finalità delle copie di mille riassunti
Giorni fa lessi un articolo di un collega (adesso non ricordo il nome, spero che non me ne voglia) riguardo la posizione e la difesa a spada tratta del fotografo.
A dire il vero l’articolo lo lessi, un po’ come tutti credo, facendo una rapida sintesi di una valutazione, che ahimè nei giorni successivi, cresceva nel mio raziocinio in modo smisurato.
Sempre più clienti incapaci di distinguere un fotografo dall’altro, percepiti come una commodity come il distributore di carburante o il negozio di smartphone.
Approfondendo la tematica , di questo ringrazio il collega che ha dato il via a tale ragionamento, non riuscivo a non pensare al titolo dell’articolo citato.
Si, d’accordo, la difesa della figura professionale e tutto quello che c’è da difendere, ma un pensiero, come detto, mi assale: la colpa la diamo sempre agli altri e mai (o in alcuni rari casi) a noi stessi.
Perché, cosa abbiamo fatto fino ad oggi? Abbiamo imparato le nuove tecniche d’illuminazione? Abbiamo acquisito le nuove tecniche di post produzione?
Ci siamo imbattuti in una nuova era che ha un percorso con un orizzonte infinito. Si ok, ma come stiamo percorrendo questo mare digitale? In una bella barca piena di confort e di accessori utili, si, ma senza motore, in balìa delle onde.
Non facciamo altro che seguire la corrente, la scia di qualche altra barca che ci precede.
Inconsapevolmente siamo vittime di partner commerciali che ci impongono il mercato (i laboratori di stampa ad esempio) e non parlo di prezzi ma di prodotti. Fateci caso, oramai tutti (o quasi) propongono un formato comune: il classico rettangolare, come lo si voglia aprire. Apri un album e vedi fotografie belle o brutte che sono, ma sempre, impostate in un certo stereotipo. Siamo al punto di aspettare le novità proposte ma mai che le novità possano fuoriuscire dalla nostra creatività.
Con rammarico devo ammettere che, me compreso, siamo copie di mille riassunti. Abbiamo perso la capacità del nostro essere creativo o quanto meno è silente in una strana forma di letargia.
Un caro amico mi disse una volta che l’essere creativo fa si che ci si differenzia l’uno dall’altro, un concetto che ahimè abbiamo sentito ma non applicato. Noi fotografi siamo molto di più di quello che finora abbiamo mostrato e ci sorprenderemmo se mettessimo in pratica le nostre capacità.
In sintesi, il concetto è che apparteniamo si ad una categoria professionale, ma siamo unici nel nostro essere. Non abbiamo certo bisogno di guardare un fotografo per assimilare il suo stile. Qualcuno allora mi dirà che “Allora i workshop non servono?”
Una delle tante risposte che potrei dare e che servono, certamente, ma per apprendere i concetti di base, la creatività e il talento no di sicuro! Certo diventerai bravo, ma sarai la timida copia di qualcun altro. Non tutti abbiamo il coraggio di scattare una foto secondo il cuore, molti, in tanti hanno il coraggio di scattare una foto secondo la propria ragione poiché ha assimilato tanto.
Come disse Blaise Pascal “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”: nel cuore sono concentrate le nostre passioni le più nascoste. Dovremmo finalmente cercare di portarle alla luce.
Il cuore ha sempre ragione (Erasmo da Rotterdam) per citarne un altro. La creatività rende indipendenti da tutto, anche dai nostri partner commerciali che a volte credono che senza di loro non possiamo nulla o quasi.
La creatività, non importa se buona o brutta, rende liberi e sicuramente troveremo una allocazione del nostro essere. Un giorno a fine carriera potremmo dire con vanto di essere stati fotografi si ma soprattutto artisti e non uno Scorcelletti che si vantava che il dipinto della sua Maja era migliore del dipinto del Goya (qualcuno ricorderà che sto parlando di Totò).
Quindi cari soci quello che cerco di dirvi (ed in questo includo anche meo) è che noi siamo oltre di quello che mostriamo e che basta fare una scelta perchè si aprano infiniti scenari creativi.
Ed a proposito di questa scelta vi lascio con una citazione, una domanda fatta da Morpheus a Neo in Matrix, capitolo 1: “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio.”
A voi la scelta