Fotografia: ancora Arte o banalizzazione dell’essere
Riflessioni sulla professione del fotografo: ce n’è ancora bisogno con gli strumenti a disposizione oggi?
Quello del fotografo è un mestiere prezioso, paragonabile a quello dello storico e dell’archeologo (oltre che dell’ “artista”), ma è purtroppo sottovalutato per via della scarsità del valore che stesso noi operatori del settore gli diamo (sminuendo il nostro valore volontariamente e perdendo più clienti di quelli che pensiamo di trovarne), distrutto anche e soprattutto dall’idea barbara che ne hanno fatto i dispositivi digitali.
Dispositivi e fotocamere digitali “smart” hanno (ahi noi) facilitato e semplificato la “visione” della foto, rendendola immediatamente disponibile, dando la sensazione che sia tutto un gioco senza scopo, simile a quei passatempi gratuiti, app e fesserie varie distribuite dai venditori di hightech.
Questo porta il cittadino medio (ed a volte anche un certo tipo di clientela) a pensare che la fotografia sia una operazione banale, di rapida esecuzione e per questo alla portata di a tutti e ormai cosa di poco conto.
Quando studiavo all’accademia, la “fotografia” era l’arte di imparare a vedere e ricercare il bello nascosto nel banale. Era esercizio di pazienza, di allenamento mentale e oculare nell’osservare le cose da un punto di vista “laterale” e quindi diverso dal solito. Ma era anche studio continuo dell’arte pittorica, della luce, della miscelazione del colore.
Questo portava a realizzare lo scatto quando davvero si era consapevoli. Insomma bisognava considerare sempre l’inquadratura come una tela bianca di un pittore! L’artista del pennello sceglie il soggetto giusto, la posizione giusta, la luce giusta, l’espressione giusta, quindi seleziona con ancor più cura tutti i colori da usare, tutti i vari tipi di pennelli e quindi, solo in ultimo e dopo un immenso lavoro di ricerca, comincia a dipingere.
Questa è fotografia.
Scegli il luogo, il soggetto, la luce giusta, l’obiettivo giusto, regoli diaframma e tempo di posa giusto, cominci a comporre l’inquadratura pian piano, e scatti. Dopo comincia il lavoro che sta dietro lo scatto, che gli conferisce il tocco personale. Qualcuno lo fa con Photoshop, scegliendo la color giusta, la vignettatura adeguata, la modalità di correzione HDR giusta, o i passaggi in camera raw adeguati.
Arte, artigianalità, studio, amore, passione, ricerca.
Quando parlate di fotografia pensate a questo. Vedrete che scatterete le vostre foto a telefonino con meno leggerezza, sapendo che state componendo qualcosa che potrebbe essere considerata una opera d’arte, che potrebbe emozionare, o far riscoprire un pezzo di mondo sconosciuto agli altri, o qualcosa dove l’espressione di un viso è capace di commuovere.
Non abbiate fretta di scattare. Pensate, ricercate, amate quel clic che ancora resiste su ogni dispositivo, pure il più stupido.
Emilio Daniele